L’Aglianico e la Falanghina sono due varietà di vitigno campano da cui vengono prodotti vini di qualità molto noti in Italia e all’estero. La novità è che oltre ad essere buonissimi al palato, hanno anche proprietà antitumorali. Questa scoperta, recentemente pubblicata da una rivista scientifica, arriva dallo studio condotto da Enea, Cnr e Federico II di Napoli. Nello specifico si è scoperto che alcune molecole contenute nei semi di uve Aglianico e Falanghina bloccano la crescita delle cellule del mesotelioma. Una neoplasia rara e aggressiva che nasce dalle cellule del mesotelio. Il tessuto che riveste e protegge la maggior parte degli organi interni attraverso la produzione di un liquido lubrificante. Le uve campane in questione racchiuderebbero alcune molecole in grado di bloccare la crescita delle cellule cancerogene e di migliorare l’efficacia della chemioterapia.
Lo studio nel dettaglio
L’analisi di Enea, incentrata sullo studio degli estratti metabolici di bucce e vinaccioli, ha dimostrato un’alta presenza, soprattutto nell’uva a bacca rossa, di pro antocianine. Queste molecole altamente antiossidanti sono capaci di favorire l’apoptosi delle cellule cancerogene.
Stefania Crispi, ricercatrice del del Cnr, ha spiegato meglio: “Nonostante la rarità di questa malattia associata all’esposizione alle fibre di amianto, l’incidenza del mesotelioma aumenta nel mondo del 5,4% l’anno e la diagnosi è spesso tardiva, sia a causa della sintomatologia simile a quella di molte altre malattie, sia perché il tumore si sviluppa dopo un lungo periodo di latenza” .
Una terapia agli estratti di vinaccioli.
Test specifici hanno permesso agli esperti di dimostrare l’efficacia della terapia con estratti di vinaccioli anche sulle cellule che in un precedente studio, condotto dal Cnr, avevano manifestato un’elevata chemio-resistenza. “Dato che il mesotelioma mostra elevata chemio-resistenza, lo studio di nuovi approcci terapeutici basati sull’uso di sostanze estratte dai vinaccioli in combinazione con chemioterapici può rappresentare un nuovo strumento adiuvante nella lotta contro questa forma tumorale, soprattutto in considerazione dell’assenza di citotossicità nei confronti delle cellule sane”, hanno spiegato Gianfranco Diretto del Laboratorio Biotecnologie Enea e Riccardo Aversano del Dipartimento di Agraria dell’Unina.